Dal 1967... Da quando ho puntato la penna sul foglio/la poesia divenne compagna/ La porto al vento al sole alla pioggia./ La mia poesia racconto/con le rime tra l'arcobaleno/della mia poesia mi vesto/quando pagina bianca/trovo da scarabocchiare/quando delle sillabe l'eco/sfiora le nubi argenti/quando spezza tuoni/di temporali scroscianti/e dei fulmini è solo luce/che illumina liriche, versi e canti.
PAGINA PERSONALE DI GRAZIA HANNO PARLATO DI ME CONTATTI
giovedì 15 ottobre 2015
mercoledì 16 settembre 2015
Alla volta di Leucade: N. PARDINI: LETTURA DI "POESIE" DI GRAZIA FINOCCHI...
Alla volta di Leucade: N. PARDINI: LETTURA DI "POESIE" DI GRAZIA FINOCCHI...: Poesie di forte perlustrazione analitico-introspettiva. La poetessa mette sul piatto tutto il suo essere; tutta la sua ontologica vicenda i...
venerdì 4 settembre 2015
IL FIUME
DORMIVAN LE STELLE
Dormivan le stelle
il cielo taceva,
di solitudine la luna
folleggiava
non vedeva che la propria
di luce,
di tristezza era piena
e fioco era il chiarore
non voleva neppure
dormire, la luna,
i sogni si sarebbero smarriti
in una notte troppo scura.
Scrutò la luna
lontano laggiù
dove un accenno brillava,
era il destarsi delle stelle
una ad una lentamente
fino a divenire
un luminoso coro,
la luna esultò
allagando di gioia
quel cielo.
il cielo taceva,
di solitudine la luna
folleggiava
non vedeva che la propria
di luce,
di tristezza era piena
e fioco era il chiarore
non voleva neppure
dormire, la luna,
i sogni si sarebbero smarriti
in una notte troppo scura.
Scrutò la luna
lontano laggiù
dove un accenno brillava,
era il destarsi delle stelle
una ad una lentamente
fino a divenire
un luminoso coro,
la luna esultò
allagando di gioia
quel cielo.
@gf- dalla silloge "OLTRE I SILENZI" 2015
FLASH
mercoledì 10 giugno 2015
E LA CAREZZA SI PERDE - Recensione di ALFREDO GIGLIO
Alfredo GiglioGrazia Finocchiaro
16 dicembre alle ore 8.36 · Crotone ·
COMMENTO A CURA DI ALFREDO GIGLIO
Post n°335 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Giglio Alfredo
E LA CAREZZA SI PERDE
di Grazia Finocchiaro ©
Dalla
Silloge “Cristalli di Parole”
Cuore
piegato da un amore
dal
tempo consunto
di
emozioni
adesso
spogliato.
La
parola non va più a segno
memoria
il tenero gesto,
il
corpo
di
effusioni profuse
nel
tempo candido,
non
suscita alcun sentire
come
udito non percepisce boato.
Anime,
lungo il viale, isolate,
i
battiti ogni cuore sigilla,
l’attempato
sentimento
si
disperde.
E’
solo aspra parola
lontano
va a
smarrirsi la carezza
invano
attesa.
(
Primo premio al Premio Prader Willi - Torino - Edizione 2010 - a cura di
Donatella Garitta)
Donatella Garitta)
Commento a cura di Alfredo Giglio
E LA CAREZZA SI PERDE
Ho voluto rileggere questa
poesia di Grazia Finocchiaro, già letta tempo fa, e tanto mi è
piaciuta, che ho voluto commentarla.
Di Grazia Finocchiaro, avevo già
commentato e recensito quanto della sua produzione letteraria
m’aveva colpito nell’intimo.
Poetessa che, attraverso i suoi
delicati versi, non manca di mettere in luce tutte le sfumature di
situazioni gioiose o nostalgiche, specie quando pensa alla sua
Sicilia, sempre dolcemente vagheggiata, o anche le variegate
tonalità del sentimento di malinconia e di dolore, per quanto
riguarda quel nobile impulso, che appartiene a tutti gli esseri
viventi, che è l’Amore. E noi sappiamo che Grazia Finocchiaro è
Poetessa innamorata dell’Amore: sentimento che traspare e vive in
tutte le sue liriche, accompagnato sempre dalle sensazioni di
felicità, rammarico o delusione, che la Poetessa analizza nel suo
profondo sentire.
Sono quindi felice di commentare
questa poesia che riprende un tema particolare, ma comune al finire
di ogni storia d’amore, che è dato da quel gelo che cala fra due
persone, e ne raffredda tanto i rapporti, da portarli,
inevitabilmente, alla totale e reciproca noncuranza.
Dice la Poetessa, nei suoi versi
efficaci, soavi e stringati e, immaginando due persone, non più
tanto giovani, che camminano lungo un viale, distanti fra loro,
nella totale vicendevole indifferenza, che essi non ricordano più
le carezze, le emozioni e le gioie di un tempo da poco passato,
poichè il cuore di entrambi, ormai piegato, ormai logorato dal
tempo impietoso, è rimasto senza palpiti e non è più capace di
slanci passionali, rimanendo quindi privo di qualsiasi emozione.
La parola, che dovrebbe essere
strumento di dolce persuasione, rimane verbo muto e non sale dal
profondo dell’anima per scaldare un sentimento sopito, mentre il
tenero gesto, ossia una carezza lieve, rimane ferma e celata nella
memoria. Così anche il corpo, che nel tempo della giovinezza, ormai
trascorsa, era sommerso da effusioni amorose e da carezze audaci,
ora non suscita alcun sentimento, rimanendo sordo ad ogni richiamo
d’amore o di passione, sordo come l’orecchio che non sente
nemmeno il fragore del tuono!…Bella ed originale l’espressione
che usa la Finocchiaro: come udito non percepisce boato.
Le due anime, che vanno silenti
e distanti lungo il viale, sono isolate ed il loro cuore ha
sigillato ogni palpito, quasi a non volerlo fare percepire
all’altro, mentre il sentimento d’amore, arreso ed antico, si
disperde e svanisce nel nulla.
La parola che non è uscita
dall’anima, rimane aspra e sterile, intanto che una carezza,
invano attesa, si perde lontano.
Non sfugge a nessuno che la
Poetessa, con un velo di amarezza, evidenzia, in questa lirica, la
necessità di un gesto d’amore, per sciogliere il gelo nel
cuore…Ed è sostanzialmente vero: un gesto gentile, può far
rivivere quella piacevole emozione, capace di riavvicinare due
anime, un tempo innamorate, che avvertono il disagio del distacco,
conseguente spesso ad una incomprensione o ad un malinteso, che
sembrano fraintendimenti banali, ma che sono spesso capaci di
distruggere, per sempre, finanche il ricordo di una struggente
passione.
Alfredo Giglio
lunedì 2 marzo 2015
martedì 17 febbraio 2015
DOLCEMENTE con commento di A. Giglio
All’approdare
del giorno
quando
t’accosti
e
stringi la mia mano
sotto
il danzare del sole
è
armonia tra quiete e alito,
scriviamo
fiumi di parole
nell’immensità,
s’abbracciano
le pupille
possente
battito è nel petto.
Emozione
irrefrenabile,
leggeri
ci accostiamo in volo,
s’allargano
i miei capelli al vento
s’apre
la tua giacca al cuore.
Senti
questo soave suono
che
d'albore ci veste?
Scorgi
il campo di grano
che
matura sotto l’astro?
E’
messaggio d’amore
che
ci unisce senza stupore
che
ci prende
senza
smarrimento
quando
l’anima
snudiamo
dolcemente.
**
Alfredo Giglio
3
ottobre 2012
DOLCEMENTE
di Grazia Finocchiaro
Leggendo qua e là racconti, liriche e quant’altro m’è capitato di leggere negli ultimi giorni, mi sono soffermato su una poesia molto bella, in cui affiora, lieve come una carezza, un ricordo d’amore, come se l’Autrice ne volesse dipingere i contorni in una scena dolcissima, che accosta, con felice analogia, all’aurora, al sorgere cioè di un nuovo giorno.
L’Autrice è Grazia Finocchiaro ed il titolo DOLCEMENTE è in perfetta sintonia con l’armonia dei versi, che non sono gridati, non esprimono rabbia o dolore: sono parole quasi sussurrate, versi che giungono direttamente al cuore, perché spontanei e parlano d’amore.
La Poetessa immagina che l’avvento del dì che sorge, accomuni due anime in un sereno abbraccio d’amore e ne descrive, con estrema delicatezza, i vari momenti.
Quando il giorno arriva, lei usa, con poetica sensibilità, la parola approda, che fa pensare all’approdare di una nave, tanto attesa dopo lungo viaggio, come il giorno è gioiosamente atteso, dopo la lunga notte e ti avvicini alla persona amata, prendendole dolcemente la mano, sotto la danza del sole che sorge e s’innalza nel cielo, allora si crea l’armonia tra la quiete dell’anima e l’ansimare della nascente passione, mentre si scrivono e si sussurrano fiumi di parole nell’immensità del Creato. Immagine soave e dolce, che ci dà l’idea della grandezza del sentimento. Gli sguardi, vogliosi di ritrovarsi, s’incrociano, si cercano, si abbracciano, mentre nel petto s’avverte possente il battito del cuore.
Siamo pervasi da un’emozione che non si può frenare, che non si può nascondere, mentre ci sentiamo leggeri, come farfalle librate in volo: lei con i fluenti capelli scarmigliati al vento e lui con la giacca aperta, quasi a mostrare il suo cuore innamorato.
Continua la Poetessa, con un’altra immagine dal sapore sempre dolce e dice, rivolta al suo amore: senti questo suono soave che ci ammanta d’albore? Che ci fa sentire come rinati, come rinasce l’alba, all’inizio di un nuovo giorno? Quanta musicalità troviamo in quell’albore ed in tutti i versi della lirica.
Riesci a scorgere quel campo di grano, che matura sotto il sole? Loro, che si sentono in volo, vedono dall’alto, tutta la natura sottostante, nel suo vero splendore. Paesaggio tipico della terra del Sud, nei meriggi affocati dal sole di giugno, che indora un mare di grano maturo, simbolo di quel duro lavoro, che rende nobile quell’antica terra, che la Poetessa non ha mai smesso di amare. E conclude: E’ questo un messaggio d’amore, che ci unisce, senza stupirci e senza farci prendere da un senso di smarrimento, proprio, quando mettiamo a nudo la nostra anima, con estrema dolcezza.
L’arte della Finocchiaro si coglie tutta in un lirismo pacato, che affascina e penetra nell’intimo, regalando una serenità sconosciuta all’anima affranta ed emozionata.
Bello ed interessante sarebbe leggere l’intera silloge, per cogliere tutto l’afflato lirico, che unisce e vivifica il sentire di un’artista così singolare.
Alfredo Giglio
Leggendo qua e là racconti, liriche e quant’altro m’è capitato di leggere negli ultimi giorni, mi sono soffermato su una poesia molto bella, in cui affiora, lieve come una carezza, un ricordo d’amore, come se l’Autrice ne volesse dipingere i contorni in una scena dolcissima, che accosta, con felice analogia, all’aurora, al sorgere cioè di un nuovo giorno.
L’Autrice è Grazia Finocchiaro ed il titolo DOLCEMENTE è in perfetta sintonia con l’armonia dei versi, che non sono gridati, non esprimono rabbia o dolore: sono parole quasi sussurrate, versi che giungono direttamente al cuore, perché spontanei e parlano d’amore.
La Poetessa immagina che l’avvento del dì che sorge, accomuni due anime in un sereno abbraccio d’amore e ne descrive, con estrema delicatezza, i vari momenti.
Quando il giorno arriva, lei usa, con poetica sensibilità, la parola approda, che fa pensare all’approdare di una nave, tanto attesa dopo lungo viaggio, come il giorno è gioiosamente atteso, dopo la lunga notte e ti avvicini alla persona amata, prendendole dolcemente la mano, sotto la danza del sole che sorge e s’innalza nel cielo, allora si crea l’armonia tra la quiete dell’anima e l’ansimare della nascente passione, mentre si scrivono e si sussurrano fiumi di parole nell’immensità del Creato. Immagine soave e dolce, che ci dà l’idea della grandezza del sentimento. Gli sguardi, vogliosi di ritrovarsi, s’incrociano, si cercano, si abbracciano, mentre nel petto s’avverte possente il battito del cuore.
Siamo pervasi da un’emozione che non si può frenare, che non si può nascondere, mentre ci sentiamo leggeri, come farfalle librate in volo: lei con i fluenti capelli scarmigliati al vento e lui con la giacca aperta, quasi a mostrare il suo cuore innamorato.
Continua la Poetessa, con un’altra immagine dal sapore sempre dolce e dice, rivolta al suo amore: senti questo suono soave che ci ammanta d’albore? Che ci fa sentire come rinati, come rinasce l’alba, all’inizio di un nuovo giorno? Quanta musicalità troviamo in quell’albore ed in tutti i versi della lirica.
Riesci a scorgere quel campo di grano, che matura sotto il sole? Loro, che si sentono in volo, vedono dall’alto, tutta la natura sottostante, nel suo vero splendore. Paesaggio tipico della terra del Sud, nei meriggi affocati dal sole di giugno, che indora un mare di grano maturo, simbolo di quel duro lavoro, che rende nobile quell’antica terra, che la Poetessa non ha mai smesso di amare. E conclude: E’ questo un messaggio d’amore, che ci unisce, senza stupirci e senza farci prendere da un senso di smarrimento, proprio, quando mettiamo a nudo la nostra anima, con estrema dolcezza.
L’arte della Finocchiaro si coglie tutta in un lirismo pacato, che affascina e penetra nell’intimo, regalando una serenità sconosciuta all’anima affranta ed emozionata.
Bello ed interessante sarebbe leggere l’intera silloge, per cogliere tutto l’afflato lirico, che unisce e vivifica il sentire di un’artista così singolare.
Alfredo Giglio
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