mercoledì 10 giugno 2015

E LA CAREZZA SI PERDE - Recensione di ALFREDO GIGLIO


Alfredo GiglioGrazia Finocchiaro

16 dicembre alle ore 8.36 · Crotone ·


COMMENTO A CURA DI ALFREDO GIGLIO

Post n°335 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Giglio Alfredo


E LA CAREZZA SI PERDE
di Grazia Finocchiaro ©
Dalla Silloge “Cristalli di Parole”

Cuore piegato da un amore
 
dal tempo consunto
 
di emozioni
 
adesso spogliato.
 
La parola non va più a segno
 
memoria il tenero gesto,
 
il corpo
 
di effusioni profuse
 
 
 
nel tempo candido,
 
 
 
non suscita alcun sentire
 
come udito non percepisce boato.
 
Anime, lungo il viale, isolate,
 
i battiti ogni cuore sigilla,
 
l’attempato sentimento
 
si disperde.
 
E’ solo aspra parola
 
lontano
 
va a smarrirsi la carezza
 
invano attesa.
 
 
 
 
 
 
( Primo premio al Premio Prader Willi - Torino  - Edizione 2010  - a cura di

Donatella Garitta)


Commento a cura di Alfredo Giglio
E LA CAREZZA SI PERDE
Ho voluto rileggere questa poesia di Grazia Finocchiaro, già letta tempo fa, e tanto mi è piaciuta, che ho voluto commentarla.
Di Grazia Finocchiaro, avevo già commentato e recensito quanto della sua produzione letteraria m’aveva colpito nell’intimo.
Poetessa che, attraverso i suoi delicati versi, non manca di mettere in luce tutte le sfumature di situazioni gioiose o nostalgiche, specie quando pensa alla sua Sicilia, sempre dolcemente vagheggiata, o anche le variegate tonalità del sentimento di malinconia e di dolore, per quanto riguarda quel nobile impulso, che appartiene a tutti gli esseri viventi, che è l’Amore. E noi sappiamo che Grazia Finocchiaro è Poetessa innamorata dell’Amore: sentimento che traspare e vive in tutte le sue liriche, accompagnato sempre dalle sensazioni di felicità, rammarico o delusione, che la Poetessa analizza nel suo profondo sentire.
Sono quindi felice di commentare questa poesia che riprende un tema particolare, ma comune al finire di ogni storia d’amore, che è dato da quel gelo che cala fra due persone, e ne raffredda tanto i rapporti, da portarli, inevitabilmente, alla totale e reciproca noncuranza.
Dice la Poetessa, nei suoi versi efficaci, soavi e stringati e, immaginando due persone, non più tanto giovani, che camminano lungo un viale, distanti fra loro, nella totale vicendevole indifferenza, che essi non ricordano più le carezze, le emozioni e le gioie di un tempo da poco passato, poichè il cuore di entrambi, ormai piegato, ormai logorato dal tempo impietoso, è rimasto senza palpiti e non è più capace di slanci passionali, rimanendo quindi privo di qualsiasi emozione.
La parola, che dovrebbe essere strumento di dolce persuasione, rimane verbo muto e non sale dal profondo dell’anima per scaldare un sentimento sopito, mentre il tenero gesto, ossia una carezza lieve, rimane ferma e celata nella memoria. Così anche il corpo, che nel tempo della giovinezza, ormai trascorsa, era sommerso da effusioni amorose e da carezze audaci, ora non suscita alcun sentimento, rimanendo sordo ad ogni richiamo d’amore o di passione, sordo come l’orecchio che non sente nemmeno il fragore del tuono!…Bella ed originale l’espressione che usa la Finocchiaro: come udito non percepisce boato.
Le due anime, che vanno silenti e distanti lungo il viale, sono isolate ed il loro cuore ha sigillato ogni palpito, quasi a non volerlo fare percepire all’altro, mentre il sentimento d’amore, arreso ed antico, si disperde e svanisce nel nulla.
La parola che non è uscita dall’anima, rimane aspra e sterile, intanto che una carezza, invano attesa, si perde lontano.
Non sfugge a nessuno che la Poetessa, con un velo di amarezza, evidenzia, in questa lirica, la necessità di un gesto d’amore, per sciogliere il gelo nel cuore…Ed è sostanzialmente vero: un gesto gentile, può far rivivere quella piacevole emozione, capace di riavvicinare due anime, un tempo innamorate, che avvertono il disagio del distacco, conseguente spesso ad una incomprensione o ad un malinteso, che sembrano fraintendimenti banali, ma che sono spesso capaci di distruggere, per sempre, finanche il ricordo di una struggente passione.
                                                            
                                                                                                        Alfredo Giglio



Angioletto