Alfredo GiglioGrazia Finocchiaro
16 dicembre alle ore 8.36 · Crotone ·
COMMENTO A CURA DI ALFREDO GIGLIO
Post n°335 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Giglio Alfredo
E LA CAREZZA SI PERDE
di Grazia Finocchiaro ©
Dalla
Silloge “Cristalli di Parole”
Cuore
piegato da un amore
dal
tempo consunto
di
emozioni
adesso
spogliato.
La
parola non va più a segno
memoria
il tenero gesto,
il
corpo
di
effusioni profuse
nel
tempo candido,
non
suscita alcun sentire
come
udito non percepisce boato.
Anime,
lungo il viale, isolate,
i
battiti ogni cuore sigilla,
l’attempato
sentimento
si
disperde.
E’
solo aspra parola
lontano
va a
smarrirsi la carezza
invano
attesa.
(
Primo premio al Premio Prader Willi - Torino - Edizione 2010 - a cura di
Donatella Garitta)
Donatella Garitta)
Commento a cura di Alfredo Giglio
E LA CAREZZA SI PERDE
Ho voluto rileggere questa
poesia di Grazia Finocchiaro, già letta tempo fa, e tanto mi è
piaciuta, che ho voluto commentarla.
Di Grazia Finocchiaro, avevo già
commentato e recensito quanto della sua produzione letteraria
m’aveva colpito nell’intimo.
Poetessa che, attraverso i suoi
delicati versi, non manca di mettere in luce tutte le sfumature di
situazioni gioiose o nostalgiche, specie quando pensa alla sua
Sicilia, sempre dolcemente vagheggiata, o anche le variegate
tonalità del sentimento di malinconia e di dolore, per quanto
riguarda quel nobile impulso, che appartiene a tutti gli esseri
viventi, che è l’Amore. E noi sappiamo che Grazia Finocchiaro è
Poetessa innamorata dell’Amore: sentimento che traspare e vive in
tutte le sue liriche, accompagnato sempre dalle sensazioni di
felicità, rammarico o delusione, che la Poetessa analizza nel suo
profondo sentire.
Sono quindi felice di commentare
questa poesia che riprende un tema particolare, ma comune al finire
di ogni storia d’amore, che è dato da quel gelo che cala fra due
persone, e ne raffredda tanto i rapporti, da portarli,
inevitabilmente, alla totale e reciproca noncuranza.
Dice la Poetessa, nei suoi versi
efficaci, soavi e stringati e, immaginando due persone, non più
tanto giovani, che camminano lungo un viale, distanti fra loro,
nella totale vicendevole indifferenza, che essi non ricordano più
le carezze, le emozioni e le gioie di un tempo da poco passato,
poichè il cuore di entrambi, ormai piegato, ormai logorato dal
tempo impietoso, è rimasto senza palpiti e non è più capace di
slanci passionali, rimanendo quindi privo di qualsiasi emozione.
La parola, che dovrebbe essere
strumento di dolce persuasione, rimane verbo muto e non sale dal
profondo dell’anima per scaldare un sentimento sopito, mentre il
tenero gesto, ossia una carezza lieve, rimane ferma e celata nella
memoria. Così anche il corpo, che nel tempo della giovinezza, ormai
trascorsa, era sommerso da effusioni amorose e da carezze audaci,
ora non suscita alcun sentimento, rimanendo sordo ad ogni richiamo
d’amore o di passione, sordo come l’orecchio che non sente
nemmeno il fragore del tuono!…Bella ed originale l’espressione
che usa la Finocchiaro: come udito non percepisce boato.
Le due anime, che vanno silenti
e distanti lungo il viale, sono isolate ed il loro cuore ha
sigillato ogni palpito, quasi a non volerlo fare percepire
all’altro, mentre il sentimento d’amore, arreso ed antico, si
disperde e svanisce nel nulla.
La parola che non è uscita
dall’anima, rimane aspra e sterile, intanto che una carezza,
invano attesa, si perde lontano.
Non sfugge a nessuno che la
Poetessa, con un velo di amarezza, evidenzia, in questa lirica, la
necessità di un gesto d’amore, per sciogliere il gelo nel
cuore…Ed è sostanzialmente vero: un gesto gentile, può far
rivivere quella piacevole emozione, capace di riavvicinare due
anime, un tempo innamorate, che avvertono il disagio del distacco,
conseguente spesso ad una incomprensione o ad un malinteso, che
sembrano fraintendimenti banali, ma che sono spesso capaci di
distruggere, per sempre, finanche il ricordo di una struggente
passione.
Alfredo Giglio