mercoledì 20 agosto 2014

QUASIMODO - 20 AGOSTO ANNIVERSARIO


Il 14 giugno 1968, colpito da un ictus, moriva a quasi 67 anni il poeta Salvatore Quasimodo. Nel 1959 gli era stato conferito il Premio Nobel per la Letteratura. Ricordiamolo attraverso questa sua profonda poesia:

THANATOS ATHANATOS

E dovremo dunque negarti, Dio
dei tumori, Dio del fiore vivo,
e cominciare con un no all'oscura
pietra «io sono», e consentire alla morte
e su ogni tomba scrivere la sola
nostra certezza: «thànatos athànatos»?
Senza un nome che ricordi i sogni
le lacrime i furori di quest'uomo
sconfitto da domande ancora aperte?
Il nostro dialogo muta; diventa
ora possibile l'assurdo. Là
oltre il fumo di nebbia, dentro gli alberi
vigila la potenza delle foglie,
vero è il fiume che preme sulle rive.
La vita non è sogno. Vero l'uomo
e il suo pianto geloso del silenzio.
Dio del silenzio, apri la solitudine.


Quasimodo in questa lirica inclusa nella raccolta “La vita non è sogno” del 1948, compie una meditazione profonda sulla vita e sulla morte, sulla malattia e sul dolore, sull’impossibilità della ragione di trovare risposte all’enigma. Si pone non in contrapposizione con il divino, ma su un piano di dialogo, in un’esigenza di confronto. L’invocazione a Dio sgorga dalla profondità del nostro io, dalle considerazioni sul dolore, e si fa quasi un urlo di fronte al silenzio. L’uomo che giace nella tomba è stato un essere vivo, con i suoi ricordi, le sue emozioni, i suoi sogni: con le sue sofferenze, certo, e le sue rabbie, le sue inquietudini, le sue domande. Quegli stessi interrogativi che si pone il poeta. “La vita non è sogno” rovescia l’assioma di Calderòn de la Barca; la vita è reale come reale è il dolore, come reali sono gli alberi nella nebbia, come reale è il fiume che scorre. La vita è tanto bella ma anche tanto breve da sembrare un sogno.
Ma se “thanatos athanatos”, se la morte è immortale, nulla rimane per noi. Al suo contrario, alla vita eterna prospettata dalla religione cristiana, Quasimodo si appiglia e vede lo spiraglio intravisto da Sant’Agostino, quell’assurdo ora possibile riecheggia il “Credo quia absurdum” e spalanca la speranza senza bisogno di segni. 



mercoledì 6 agosto 2014

ESULI - SEGNALAZIONE DI MERITO DA LIONS



ESULI

Sono occhi sgranati

all'infinito,

impalpabile

resta ancora

il litorale,

della loro terra

creature denudate

con in cuore l'auspicio

ad un approdo

di fortuna.

Compito ingrato

l'oscillare impetuoso

dell'acque

che ingoia talvolta

in un baleno,

sotto un drappo di cielo

offuscato

lamenti s'odono

di bimbi digiuni.

Sopra il carretto

- a volte, al par del tremare

d'un cerino acceso -

le illusioni degli esuli.



pubblicazione su "ANTOLOGIA di POETI E NARRATORI DEL 2015" curata da Lia Bronzi e Angelo Manuali  - Editore Bastogi







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Angioletto