martedì 14 giugno 2016

IL RITORNO DI ME - VIDEO/VOCE

VIDEO/VOCE  >  http://dai.ly/x140vix


IL RITORNO DI ME

Vagabondo nei meandri
del mio pensiero
corda staccata da violino
bicchiere vuoto di memorie
solitarie mani
un po’di me ho smarrito.

Nessun battello in approdo
quanto tempo ancora…
per ritrovare l’ego.

Se l’aurora annuncerà il mio ritorno
forse questa gelida stagione
che tra scogliere si frantuma
risorgerà dal poggio rifiorita

ed io celebrerò me-stessa
con due coppe di champagne

VINCENZO CARDARELLI

VINCENZO CARDARELLI

Biografia Tormento, inquietudine e solitudine

Vincenzo Cardarelli, il cui vero nome è Nazareno Cardarelli, nasce il giorno 1 maggio del 1887 a Corneto Tarquinia in provincia di Viterbo. I genitori sono di estrazione molto umile e la madre Giovanna sarà praticamente assente dalla sua vita; tale assenza che provocherà molto dolore al poeta. Il padre, invece, Angelo Romagnoli, gestisce una piccolo caffè nella stazione ferroviaria di Tarquinia. Angelo viene soprannominato il "bisteccaro", che nel dialetto di Tarquinia significa uomo di modesta condizione economica, e Vincenzo a causa di una malformazione alla mano sinistra viene chiamato "il bronchetto del bisteccaro".

La difficile condizione familiare e la sua altrettanto complicata vita sociale lo fanno soffrire al punto da riversare nella sua poesia complicati sentimenti di odio e amore. Spesso la nativa terra etrusca viene persino resa oggetto di una sorta di trasformazione favolistica.
 

Il padre, che avrebbe voluto trasformarlo in un commerciante, gli impedisce di seguire in maniera regolare i suoi studi. Per fortuna a diciassette anni si allontana da Tarquinia e dopo la morte del padre, nel 1906, comincia a impiegarsi in una serie di lavori: galoppino per un avvocato socialista, impiegato nella segreteria della federazione metallurgici, ed infine correttore di bozze e critico teatrale all'Avanti. Per l'Avanti scrive circa due articoli al giorno firmandosi con gli pseudonimi di Calandrino, Simonetta ecc.

Dopo l'esperienza romana con il giornale si trasferisce a Firenze, dove collabora alla rivista "La Voce" e inizia la stesura dei "Prologhi" (1914). La prima produzione poetica è molto influenzata da autori italiani come Leopardi e Pascoli, e soffusa di un senso di precarietà ed inquietudine che è anche della sua vita personale. Nel 1914, grazie alla vincita di una borsa di studio per la Germania, Cardarelli decide di partire al fine di approfondire i suoi studi e intraprendere la carriera di professore universitario. Ma la guerra lo coglie proprio mentre è in viaggio verso Lugano, dove rimane cinque mesi occupandosi della revisione dei suoi Prologhi.

Il periodo della guerra vede Vincenzo Cardarelli in una condizione di notevoli ristrettezze economiche. Non viene però richiamato alle armi a causa della malformazione alla mano sinistra. Si distacca intanto dagli animatori della rivista "La Voce" con cui ha collaborato fino ad ora e fonda la rivista "La Ronda" (1919), alla base della quale pone la sua appassionata riscoperta del classicismo e della modernità del Leopardi. "La Ronda" si tiene abbastanza lontana dalla politica attiva e dal fascismo, proprio come Cardarelli che scrive solo qualche poesia a tematica politica, poi ripudiata. Il giornale non ha però vita lunga e chiude i battenti nel 1923.

Nel frattempo pubblica la sua seconda opera, "Viaggi nel tempo" (1920), contenente anche una seconda parte dal titolo "Rettorica" con dei brani di critica letteraria. Al centro del suo nuovo stile poetico vi è il rapporto musica e poesia sviluppato grazie all'influenza della poesia francese di Baudelaire, Verlaine e Rimbaud.

In questi anni si sprofonda nel lavoro componendo "Favole della Genesi" (1921), una serie di favole bibliche, e "Favole e memorie" (1925). Nel 1928, dopo la collaborazione alla rivista di Leo Longanesi "L'italiano", parte per la Russia come inviato del quotidiano romano "Il Tevere". Gli articoli che scrive in questo periodo, e che si propongono di osservare la società russa dopo la Rivoluzione di Ottobre, sono raccolti in un volume dal titolo "Viaggio d'un poeta in Russia".

"Il sole a picco" (1929) invece riprende le tematiche sia di Viaggi che di Memorie con rievocazioni mitiche e venate di melanconia della sua terra natale. Seguono ben tre opere in prosa nel giro di pochi anni: "Parole all'orecchio", "Parliamo dell'Italia" e "La fortuna di Leopardi".

Con l'avvicinarsi del secondo conflitto mondiale, qualcosa si spezza in Vincenzo Cardarelli che diventa sempre più tormentato ed inquieto. In questo periodo vive in una camera d'affitto a Via Veneto a Roma ed è quasi paralizzato. Ogni giorno si fa portare al caffè Strega vicino casa sua e lì siede per ore completamente inattivo e immerso nei suoi pensieri. Dopo l'arrivo degli alleati a Roma decide di tornare nella sua nativa Tarquinia, ma resta per poco tempo. Cerca di ritrovare la città e le atmosfere della sua infanzia ma ne rimane deluso.

Nel 1945 ritorna a Roma, tuttavia l'animo resta malinconico come dimostra il testo di ricordi "Villa Tarantola" (1948), vincitore del Premio Strega. La sua situazione economica si fa così difficile che, dal 1943 al 1945, gli amici pittori Carrà, De Pisis e Morandi vendono all'asta alcune loro opere per dargli una mano. Le sue ultime pubblicazioni sono: "Solitario in arcadia" (1947), "Poesie Nuove" (1947), "Il viaggiatore insocievole" (1953).

Vincenzo Cardarelli Muore a Roma il 18 giugno del 1959, all'età di 72 anni. Viene seppellito a Tarquinia secondo quanto da lui espressamente richiesto nel suo testamento.

 
**

GIUSEPPE UNGARETTI

GIUSEPPE UNGARETTI, LA VITA - Giuseppe Ungaretti è nato ad Alessandria d'Egitto l'8 febbraio 1888 ed è morto a Milano il 1° giugno 1970. Di famiglia toscana, dopo aver trascorso in Egitto l'infanzia e l'adolescenza, nel 1912 si è trasferito a Parigi, dove ha trascorso molti anni, si è laureato alla Sorbona ed è stato a contatto con le prime avanguardie novecentesche e con i grandi temi del Simbolismo e della poesia pura. Ha partecipato alla prima guerra mondiale, combattendo in Italia e in Francia. Rientrato in Italia nel 1921, ha lavorato al Ministero degli Esteri e ha aderito al fascismo: Mussolini stesso ha firmato la presentazione di una sua raccolta. Poco prima della seconda guerra mondiale, nel 1936, è stato chiamato a insegnare lettere italiane all'Università di Sao Paulo, in Brasile. Dal 1942 ha insegnato letteratura italiana moderna all'Università di Roma. L'apparizione dei primi libri di Ungaretti (Il porto sepolto nel 1916 e Allegria di naufraghi nel 1919) ha rappresentato uno dei momenti decisivi della formazione della poesia italiana contemporanea. La sua fama di poeta è cresciuta con il passare del tempo.

Leggi anche: Giuseppe Ungaretti e la poetica dell'Allegria


giuseppe_ungaretti UNGARETTI E L'ERMETISMO - Ungaretti è considerato il fondatore dell'ermetismo, corrente letteraria che si è diffusa in Italia più o meno a partire dagli anni Venti e che ha avuto tanto peso sulla poesia italiana successiva. Gli ermetici cercavano di restituire al linguaggio della poesia una sua dimensione essenziale, scabra, talvolta volutamente oscura al fine di restituire alla parola abusata verginità e novità. Così riscattate, le parole tornavano a essere specchio della realtà e consentivano all'uomo di percepire l'inesprimibile sostanza di quel mondo apparentemente privo di senso che lo circondava. Strumento tecnico fondamentale per gli ermetici era l'analogia, intesa però in un senso tutto particolare ben spiegato dallo stesso Ungaretti: «Il poeta d'oggi cercherà di mettere a contatto immagini lontane, senza fili». Abolendo il "come" che introduce il rapporto tra le cose paragonate, l'analogia diventa più sintetica e oscura, ma per questo più efficace.
L'essenzialità della poesia ermetica
è da mettere in diretta relazione con il contenuto. Le scelte di stile, infatti, non erano mai dettate dal caso. I poeti ermetici erano accomunati da un male di vivere che, pur essendo diverso nella concreta esperienza di ciascuno, li accomunava tutti nel pessimismo sulle possibilità dell'uomo e persino della stessa poesia. In assenza di certezze da cantare a gola spiegata, gli ermetici rifiutavano i moduli espressivi tradizionali sulla base di una precisa scelta etica.

Approfondisci: Giuseppe Ungaretti, riassunto della vita

UNGARETTI, LA POETICA - Poesia e biografia sono per Ungaretti strettamente legate
: sono state proprio le esperienze di vita a determinare alcune precise scelte di stile e contenuto assolutamente innovative per la poesia italiana. La prima, e fondamentale, è l'esperienza di soldato. Sepolto in trincea tra fango, pioggia, topi e compagni moribondi, il giovane poeta ha scoperto una nuova dimensione della vita e della sofferenza che gli sembrava imporre, per poter essere descritta, la ricerca di nuovi mezzi espressivi. Così è nata la raccolta Allegria di naufragi. Dall'analisi delle proprie emozioni Ungaretti ha tratto enunciazioni essenziali e fulminee che hanno portato alla distruzione della metrica tradizionale: i versi venivano spezzati e ridotti talvolta a singole parole, che si stagliavano isolate o accostate tra loro con lo strumento dell'analogia, senza punteggiatura, intervallate da spazi bianchi che assumevano a loro volta un preciso significato.

Focus: Giuseppe Ungaretti e l'Ermetismo, la videolezione

UNGARETTI, OPERE - La successiva raccolta Sentimento del tempo del 1933 presenta un'evoluzione nella poetica di Ungaretti. Gli spunti autobiografici sono diminuiti lasciando posto a una riflessione più esistenziale. L'uomo Ungaretti ha tentato di farsi Uomo, cercando nelle proprie emozioni e paure il riflesso di quelle che erano comuni a tutti. Ed è iniziato il tormentato recupero della fede, la quale poteva forse rappresentare per l'uomo smarrito un'ancora di certezze. Il cammino, tuttavia, non era lineare e non mancavano situazioni di conflitto tra il sentimento religioso e le esperienze dolorose nella storia del singolo o della comunità. Parallelamente a questi cambiamenti tematici ne sono avvenuti altri a livello stilistico: in particolare il recupero di una metrica più tradizionale, rinnovata però dal precedente lavoro di scoperta della parola.

Da non perdere: "Veglia" di Ungaretti, analisi e parafrasi

GIUSEPPE UNGARETTI, LE POESIE - Ne Il dolore, raccolta del 1947, la biografia è tornata nuovamente ad avere un posto prevalente nella poesia in seguito alla tragica morte del figlio Antonietto, a cui sono dedicate le liriche della prima parte. Nella seconda parte, invece, Ungaretti si è soffermato sulle vicende drammatiche della guerra. C'è un rapporto tra le due sezioni: il dolore individuale e quello collettivo danno la misura di un cammino umano segnato dalla sofferenza e dalla difficile riconquista della fede negli imperscrutabili disegni divini. E tra questi due piani, quello personale celebrato nel Dolore e quello corale e collettivo, che ha trovato le sue più alte espressioni nel Sentimento del tempo, si muove tutta la successiva produzione di Ungaretti.

Approfondimento di studio
Appunti:
- "Natale" di Giuseppe Ungaretti
- "I fiumi" di Ungaretti
- Ungaretti e l'Ermetismo
- "Sono una creatura" di Ungaretti
- Vita e opere di Ungaretti
- Ermetismo e Ungaretti
- Le poesie di Ungaretti
- Giuseppe Ungaretti: pensiero e opere principali
- "Fratelli" di Ungaretti
- "Soldati" di Ungaretti
- "Una colomba" di Ungaretti
- "San Martino al Carso" di Ungaretti
- "Veglia" di Giuseppe Ungaretti

Angioletto