domenica 29 aprile 2012

ANNA BALSAMO - Recensione


Recensione di Anna BALSAMO  - Poetessa, Scrittrice, Critico letterario


Dal libro  “Cristalli di Parole”  - Silloge di poesie

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Di “Cristalli di Parole” di Grazia Finocchiaro, tali sono le pulsioni di vita che contengono, mi verrebbe da scrivere, “cascate di parole”.
Poetessa di comunicazione, Grazia Finocchiaro, quindi, con questo meraviglioso mezzo che è la poesia, duttile come l’oro: vero oro alchemico, se pensiamo che ci fa conoscere persone, come Grazia, nel profondo, a cuore aperto.
L’interesse del lettore, in veste di critico, è acuito dall’intuire, già avanti, la magia del ménage che l’autrice deve equilibrare tra i propri slanci affettivi e l’accompagnarsi giornaliero alla presenza di un grande artista al suo fianco.
Nel libro si scoprono i sentimenti e le qualità della donna che alfine prorompono in quest’opera prima: Grazia compare non ombra del marito ma in tutta la sua essenza di compagna, espressa in queste poesie che certo da anni le affollavano la mente e i cassetti.
Qui il ruolo del marito non è quello del famoso artista, che tutti ammiriamo, ma quello dell’amato cui l’intatto cuore di ragazzina di Grazia corre ancora incontro eternando l’emozione dei giovani appuntamenti. E Grazia è l’amante, la sposa, la mamma delle loro figlie: quindi quieta, tacita e forte vestale di vita che, come per le matriosche – le dolci bambole russe di legno smaltato – produce altra vita che a sua volta ne riprodurrà una ancora e ancora, e che non dimentica a sua volta la memoria della propria madre.
Con queste toccanti poesie, Grazia, ci dice chi è, fiamma vivida della sua casa: ardente e tenera, umorale e serena, forte negli smarrimenti, umile e felice nelle vittorie sulle esperienze esistenziali,  santa ed eroina del quotidiano come tutte le vere donne. Combattiva per la sua buona causa. Ha costanza nella vita, è una morbida presenza e mai un’essenza: è la grande madre quando stringe le manine dei pargoletti delle sue figlie.
Ecco cosa ci hanno rivelato le sue poesie coltivate dentro negli anni, esposte ora nella fioritura di questa raccolta: ci auguriamo ne tragga ancora tante altre dalla sua calda fierezza, dalla sua nostalgia per il Sud "lasciato" (che pure di continuo le canta nel sangue); è quella che si affaccia nella icona di copertina con tutto il pathos che suo marito le ha riconosciuto e che lei, con altrettanta bravura, con questi versi ha trasmesso.

                                       Anna Balsamo

RANZI Silvia - Recensione su "Cristalli di Parole"


RACCOLTA POETICA  di Grazia FINOCCHIARO

“CRISTALLI di PAROLE” – Carta e Penna Editore – Collana Lo Scrigno dei versi – Gennaio 2011

In copertina: Gouache dell’artista Giuseppe Ciccia.
Seguono all’interno della Raccolta altre due grafiche a corredo delle liriche raggruppate in due sottounità semantiche nella quinta scenica ad ampio respiro, dal titolo “Da ogni sorgere del sole”, nell’avvicendarsi simbolico delle frasi in cui nasce il giorno: l’Aurora e l’Alba.

Una vibrante tensione etica e relazionale percorre la Raccolta lirica di Grazia Finocchiaro in equilibrio tra reale ed ideale, tra prassi e desiderio  di cambiamento, anelito ed auspicio.
Le emozioni sono delicatamente espresse per diventare occasione di uno scandaglio interiore che ricerca la relazione interpersonale per distillare attimi di saggezza nella dimensione del quotidiano, in forza di un’ordinarietà intensamente assunta e vivificata attraverso l’azione trasfigurante e rigenerante del ricordo.
Nel verseggiare libero si avverte la necessità  di autocomprendersi  per sanare e far trasparire le contrarietà dei vissuti, dimostrando empatia realistica e spirituale nel ritrarre condizioni di precarietà umana  nelle liriche “L’Alcolista” ed “Anorresia” o nell’affrontare questioni di bioetica dal toccante lirismo in “Intreccio delle ciglia”.
E’ invocata la presenza calda e vivida del sole che, nelle atmosfere rifrangenti dell’aurora e nell’azione diafana dell’alba, rischiari e sciolga i nodi dell’esistenza per vincere le nebbie dell’incomunicabilità e dell’ipocrisia, fughi le tenebre della divisione per rischiarare nuovi orizzonti a restituire speranza alla fragilità peregrina dell’esistere:
per quell’erta ogni giorno m’incammino
a tirare il passo fatico

Per te/ diverrò ladra di raggi di sole/per annientare le tenebre

…sorgerà luminosa l’alba, diverrai
giardino di sole

L’esperienza gratificante dell’eros sponsale e materno si dispiega incontrastato a misurare le ragioni del vivere nella sublimazione dell’unione tra personalità a confronto, nell’irriducibile tenerezza degli affetti da alimentare nelle incessanti trasformazioni del rapportarsi di coppia, nel forte legame tra madre e figli, nella tenerezza vicendevole tra nonna e nipote.
Adesso qualcosa fugge
ma non l’amore che mi distrugge
palpita e mi consola
mai mi lascia sola

Processo di autocoscienza che non può esimersi dall’innalzare il canto per le proprie origini: la Terra di Sicilia evocata attraverso scenari che profumano di Zagara, si intridono di salsedine, si dilatano nell’azione persistente del vento, rumoreggiano al rinfrangersi dei flutti.
La soavità lessicale si dilata in particolar modo nel cercare analogie e suscitare multisensorialità con il mondo biologico e floreale per catturare assonanze profonde.
La costruzione sintattica e lessicale diviene più sofisticata nella seconda sequenza di liriche in cui la disamina si fa articolata nella pluralità delle circostanze introspettive che affiorano, bloccate dalla moviola poetica, nel crogiolo dei pensieri.
E la carezza si perde / la parola non va più a segno / memoria il tenero gesto /
Le incomprensioni si ricompongono nella simbiosi tra natura e benessere:
bell’estate contornata / da infinite efflorescenze / di splendore traboccante / indori l’aria cristallina / la terra riporti opulenta /
Per alternarsi a squarci riflessivi su drammi umanitari, facendo ricalibrare la coscienza  poetica sulla bilancia dei valori sociali da soppesare, abbracciando le cause della solidarietà, nella consapevolezza di quanto ci sia ancora da testimoniare nell’operare:
disseminerò con grosse torce / luce d’amicizia / dove ammutolita l’umanità /
dentro proprie ossa resta /
La ricerca di purezza, nel detergere lo sguardo sul reale, alla ricerca di un candore originario trapela dalla felice sintesi del titolo “Cristalli di parole” che la poetessa ha scelto con originalità, affermando piena consonanza con le testuali parole del poeta francese Pierre Reverdy: “Le poesie sono cristalli che sedimentano dopo l’effervescente contatto dello spirito con la realtà”, a voler sottolineare il solidificarsi di folgorazioni vissute nella trasparenza prismatica di un cristallo, evocando la poliedricità di brandelli di verità acquisite.

                                                                                              Silvia Ranzi
Firenze, febbraio 2012




La Raccolta Poetica è stata l’assegnazione del 1° Premio – sezione Poesia – della VII^ Edizione “Premio letterario internazionale Prader-Willi” del 2010 - Torino

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